Alla Biennale di Venezia manca Tommaso Labranca e la sua critica d'arte (ancora attuale)
“Gli artisti contemporanei sono talmente tanti e talmente sovrapponibili tra loro che è impossibile (e inutile) conoscerli tutti”
Vorrei far sapere a Tommaso Labranca, ovunque egli sia, che dopo aver letto gli articoli sulle scelte della prossima Biennale Arte ho sentito la sua mancanza. “Gli artisti contemporanei sono talmente tanti e talmente sovrapponibili tra loro che è impossibile (e inutile) conoscerli tutti”: questo suo virgolettato del 2015 (da “Vraghinaroda. Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell’arte”) nel 2017 indica l’atteggiamento giusto di fronte ai 120 artisti invitati a Venezia. “Rovesciasedie”, una sua espressione, è la perfetta definizione per molti di loro. “La Francia è ormai un toponimo inesistente sulle mappe dell’arte contemporanea”: sua affermazione che deve mettere in guardia da un’edizione ingombra di artisti francesi (guarda caso la direttrice è francese). “Una delle più diffuse pseudo-religioni: l’arte”: poco prima di morire profetizzò questa Biennale dove un padiglione è dedicato agli sciamani e un altro ai dionisiaci. Vorrei far sapere a Tommaso Labranca che la sua critica d'arte continua a essere attuale: è l’arte della Biennale Arte che continua a essere obsoleta (degli invitati italiani l’unico meritevole è nato nel 1936).