Perché non è un vandalo chi brucia le palme in Piazza Duomo
Che fine hanno fatto i bei discorsi Greenpeace e Slow Food su biodiversità, sostenibilità, chilometro zero, varietà autoctone?
Vandalo chi brucia le palme in Piazza Duomo? Chi usa questo termine legga la definizione sul vocabolario Treccani: “Individuo che, senza alcuna motivazione ma solo come manifestazione di violenza, per gusto perverso o per ignoranza, devasta e rovina beni e oggetti di valore, e soprattutto monumenti, opere d’arte”. Chi usa questo termine è sicuro che gli incendiari di Piazza Duomo non avessero motivazioni estetiche e dunque etiche? E che invece il gusto perverso non sia da addebitare a piantatori ed estimatori di palmizi in Milano? “Perversus” in latino significa rovesciato: non è forse un rovesciamento paesaggistico-agronomico piantare palme in Val Padana? Che fine hanno fatto i bei discorsi Greenpeace e Slow Food su biodiversità, sostenibilità, chilometro zero, varietà autoctone? Le palme di Piazza Duomo appartengono a una specie cinese (nemmeno siciliana: cinese!), piante globaliste, alloctone, a chilometro diecimila, bisognose di costosi e velenosi trattamenti contro il punteruolo… Si vuole che i danneggiatori del palmizio siano condannati a curare il verde urbano? Siano pertanto condannati a estirpare tutte le palme milanesi piantando al loro posto gli alberi del bosco planiziale lombardo: farnie, carpini, cerri, ontani, pioppi, olmi, aceri…