A proposito di Toscanini
Il direttore d'orchestra puntava moltissimo sulla prodigiosa memoria che lo assistette fino a un brutto giorno del ‘54
Toscanini compie centocinquant’anni e stasera gli dedicano un concerto alla Scala: anche se disprezzo la lirica e non amo la sinfonica, anche se sullo stile di questo grande parmigiano tendo a condividere il giudizio critico di un altro grande parmigiano, Bruno Barilli, mi sono preparato all’appuntamento. Ho letto "Toscanini" di Gustavo Marchesi, biografo onnisciente perché non solo conosce tutti i libri sul personaggio, si è pure trovato in casa una testimonianza di prima mano, quella di suo padre che con Toscanini aveva suonato. Toscanini puntava moltissimo sulla prodigiosa memoria che lo assistette fino a un brutto giorno del ‘54. Ormai vecchio, mentre dirigeva Wagner a New York accadde l’inaudito: "Vacillò, smise di dirigere e si coprì gli occhi con una mano. L’orchestra ebbe degli sbandamenti: sbagliava le entrate e minacciava di fermarsi". Al termine del brano, mortificato, posò la bacchetta per sempre. Forse un giovane di oggi ha meno memoria di un giovane dei tempi di Toscanini ma di sicuro un vecchio di oggi ha molta più memoria di un vecchio dei tempi di Toscanini: grazie all’informatica. Adesso il cervello invecchiato può appoggiarsi alla stampella digitale, il vuoto di memoria non è più un'onta irrimediabile, il dato dimenticato lo ritrovi subito sul primo schermo. Il dramma vissuto da Toscanini alla Carnegie Hall ci faccia ringraziare di vivere nel 2017.