L'ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia, che non si beve il pol. corr.
Si intitola “Essere Nanni Moretti” (Mondadori). Tutti dappertutto hanno già scritto, e giustamente tutti dappertutto hanno scritto bene
Tutti dappertutto hanno già scritto, e giustamente tutti dappertutto hanno scritto bene, dell’ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia, “Essere Nanni Moretti” (Mondadori). Cos’altro dire? Forse nessuno ha segnalato che Culicchia appartiene alla Società degli Apoti descritta da Prezzolini: coloro che non le bevono. Lo scrittore torinese (anche stavolta molta Torino nelle sue pagine) detesta l’impegno civile, l’arte pedagogica, i romanzi e i film che ricattano a colpi di camorra, adozioni, fecondazioni artificiali, cosiddetti migranti, cosiddetti diversamente abili… Non li attacca direttamente siccome sa quanto me che la libertà di espressione esiste solo per chi non ha nulla di personale da esprimere. Dunque confonde le acque, la butta sul ridere. Sapessi anch’io buttarla sul ridere, potrei anch’io dire ciò che penso del rap senza venire liquidato come passatista, razzista, specista. Intanto che mi alleno mi godo Culicchia che a pagina 162 presenta un collega di Fedez: “Comincia a zompare sul pavimento con le movenze di una scimmia. Cheeta”.