Ogni volta che si beve un vino biologico nasce un nazista
Bere bottiglie che sminuiscono l’importanza enologica dell’uomo e quindi della cultura diffondono la convinzione che sia giusto lasciar libero corso alla natura in qualsiasi campo
Ogni volta che bevi un vino biologico, nasce un nazista. Me l’ha fatto pensare Baudelaire: “E’ la filosofia, è la religione che ci ordina di nutrire i genitori poveri e infermi. La natura ci comanda di ucciderli”. Guarda caso ho riaperto il Meridiano del grande francese proprio alla vigilia delle fiere del vino cosiddetto naturale: da oggi all’Areaexp di Cerea (ViniVeri – Vini secondo Natura) e all’Arsenale di Verona (BIOlogic), da domani a Villa Favorita di Sarego (VinNatur), da dopodomani alla Fiera di Verona (Vinitaly Bio). Si berranno bottiglie che sminuiscono, a volte fino a mendacemente negare, l’importanza enologica dell’uomo e quindi della cultura, enfatizzando il ruolo della terra e quindi della natura. Diffondendo sempre più la convinzione che sia giusto lasciar libero corso alla natura in qualsiasi campo. Peccato che la natura sia darwinista e nazista, una verdeggiante via di mezzo fra Sparta e Auschwitz dove la prima legge è la sopravvivenza del più forte e dove non c’è posto per i vecchi e per i malati (soggetti a cui solo la cultura, a cominciare dai testi sacri, conferisce dignità). Il vino biologico, ossia prodotto senza chimica e senza ogm, inevitabilmente induce a credere che sia giusto abolire chimica e ogm anche negli altri comparti agricoli: ne morirebbero, per fame, più che a Dachau. Le brave persone non bevano vini naturali, bevano vini culturali.