Sia benedetta Google che paga le donne meno degli uomini. O forse no?
In mancanza di donne sul posto di lavoro attecchisce la svogliatezza
Sia benedetta Google che paga le donne sistematicamente meno degli uomini, ho pensato: è consolante sapere che perfino nelle coppie dell’avanzatissima California a portare i pantaloni sia ancora il maschio. Ma siccome per comprendere la cronaca bisogna alternarla con la letteratura ho iniziato “Vita coniugale” di Ivan Levrini. “Il maschio è succube delle mammelle” scrive lo scrittore reggiano nel primo racconto del libro edito da Quodlibet. “In assenza di mammelle femminili il maschio è così disorientato che cede all’indolenza. Si vede sul posto di lavoro. In mancanza di donne attecchisce la svogliatezza. Viceversa, in ambienti promiscui, il maschio si fa attivo e intraprendente. Vuole emergere. Non a caso l’economia di mercato promuove l’emancipazione femminile, le pari opportunità, le quote rosa: fa assegnamento sulle mammelle femminili per mettere in moto il desiderio maschile e moltiplicare i consumi. L’intera economia crollerebbe, se si tornasse a velare la donna”. Insomma la consolazione mi si è afflosciata: e se Levrini avesse ragione? Se davvero dignità virile e benessere generale fossero in conflitto? Ci mancava solo questa.