La democrazia è un pericolo per l'arte
I sostenitori degli algoritmi ricordino che Rousseau fu preso a sassate dalla folla e poté scrivere solo grazie alla generosità di conti e marchese
La divina Isabella Santacroce cerca un nuovo re Ludwig di Baviera, il mecenate di Wagner, e lo scrive sul Giornale: “Non voglio più sapere che esistono bollette, affitti, l’Enel, le royalties da monetine in un cappello, gli anticipi da Caritas”. Io mi accontenterei di un nuovo Pietro Barilla, l’industriale che per decenni finanziò il poeta Attilio Bertolucci e il fotografo Carlo Bavagnoli (se ieri Bavagnoli non avesse avuto un simile sponsor oggi non esisterebbe la sua struggente mostra “Cara Parma” alla Fondazione Cariparma, ad esempio). Monarca o industriale cambia poco, basta che sia una persona e non un comitato, un assessorato, un algoritmo. Si riconosca come esiziale all’arte la democrazia, peggio se digitale (mai una piattaforma Rousseau produrrà un Wagner o un’Isabella Santacroce o anche per l’appunto un Rousseau, che la folla prese a sassate e poté scrivere solo grazie alla generosità di conti e marchese).