Perché l'ultimo romanzo di Walter Siti è repellente
La preghiera è di non incontrare estimatori dell'autore di "Bruciare tutto" almeno fino alla prossima quaresima
In attesa di risorgere domani, oggi Cristo è all’inferno, il posto dove vedrei bene Walter Siti. “Bruciare tutto” è un romanzo repellente (definisco repellente qualsiasi narrazione incentrata sulla pedofilia, anche se soltanto sognata, anche se, ma non è il caso di questo libro ambiguo, condannata). È inoltre un romanzo ignorante, o che maliziosamente si finge tale, dunque capace di far credere al lettore non cattolico che i preti portano la tonaca e hanno la perpetua come negli anni Cinquanta, e che il cristianesimo è una forma di masochismo collettivo: “L’arte è un piacere a cui il cristiano non ha diritto”. Perché questa frase sconsiderata acquisti un minimo di senso bisognerebbe bruciare milioni di fondi oro, icone, Madonne, Maddalene, Santi, Angeli, patriarchi, pastori, Magi, figlie di Lot, mogli di Putifarre, Tamare, Susanne e Betsabee, oltre a innumerevoli ritratti di Papi e cardinali, ed ettari di affreschi su su fino alla Cappella Sistina, e poi tutto Bach, Palestrina, Franck, Messiaen, Górecki, Part, gli organi, i cori, il gregoriano, la polifonia, e potrei proseguire fino a redigere un elenco lungo quanto il romanzo in oggetto e più avvincente. La preghiera è di non incontrare estimatori di Walter Siti almeno fino alla prossima quaresima.