Bologna che fu dotta adesso rutta
Nei giorni festivi il centro del capoluogo emiliano si degrada ad aperitificio
(All’amico lettore che ipotizzasse un fine settimana bolognese). Bologna che fu dotta adesso rutta. In ritardo ho scoperto che nei giorni festivi il centro di Bologna si degrada ad aperitificio: centro storico che diventa gastritico, visto il livello delle consumazioni. L’iniziativa si chiama “T-Days” e già il nome, degno di uno shopping center del Tennessee, mostra l’avvilimento culturale imposto dagli amministratori pubblici alla città della più antica università del mondo: i glossatori si rivoltano nelle arche. Via le macchine, via gli autobus, via i taxi, via pure le biciclette (impedite a circolare non da divieti espliciti ma dalla calca impenetrabile di ex-cristiani e di cani). Strade già consolari e piazze già monumentali vengono umiliate, trasformate in tavolino, come le donne-oggetto nelle sculture di Allen Jones e nei quadri di Silvia Argiolas: dunque Bologna-oggetto, Bologna tutta un baretto di spritz dolciastri e olive unte, frizzantini e patatine. Pedonalizzazione come futilizzazione: luoghi nati per passare, pensare, pregare, vengono sequestrati dal puro, animalesco ingurgitare. In via Clavature incrocio Romano e Flavia Prodi diretti verso casa: come faranno a dormire con le finestre affacciate proprio sulle Sette Chiese, epicentro del maragliesco fracasso? San Petronio osserva dal suo piedistallo, sotto le Due Torri, e impotente si mette la testa fra le mani. Si attenda dunque il Santo Lunedì lavorativo.