L'inutile rito del minuto di silenzio
I calciatori, se ne sono capaci, preghino per i morti. Oppure lascino perdere, continuino a fare i loro esercizi di riscaldamento
San Josemaría Escrivá, oggi sui campi di calcio non si dividono fra buoni e cattivi ma fra cattivi e inutili, lo ricavo da quanto scrivesti in “Cammino”: “I minuti di silenzio lasciateli a coloro che hanno il cuore secco. Noi cattolici, figli di Dio, parliamo con il Padre nostro che è nei cieli”. I calciatori sauditi, ignorando platealmente il minuto di silenzio per le due ragazze australiane accoltellate dai maomettani a Londra, hanno ribadito da che parte del coltello stanno. Anche i calciatori australiani, che quel silenzio hanno osservato, hanno ribadito da che parte stanno: dalla parte della vittima non reattiva, destinata pavesianamente a scendere nel gorgo muta. Milioni di minuti di silenzio non hanno disarmato i malvagi, figuriamoci, ma nemmeno rafforzato le difese, cementato la società. Risibile, troppo facile, troppo breve, comune denominatore troppo minimo, è un rito che non funziona, dovrebbero prenderne atto. Preghino per i morti, se ne sono capaci, oppure lascino perdere, continuino a fare i loro esercizi di riscaldamento, si limitino a ciò che sanno fare.