La mia retromania per la carta
La lista di nostalgie stilata da Mariarosa Mancuso mi ha spinto a misurare il personale livello di passatismo
Anch’io retromaniaco? La lista di nostalgie stilata da Mariarosa Mancuso mi ha spinto a misurare il personale livello di passatismo. Per certi oggetti, bassissimo: il vinile lo rimpiango poco, le audiocassette per nulla, i floppy disk figuriamoci. Per la carta, invece, altissimo. Quando, per problemi al tablet, sono tornato a comprare il Foglio in edicola, questa rubrica mi è apparsa molto più autorevole. Tutto il giornale aveva un’aria monumentale, sembrava composto da Giambattista Bodoni e destinato a essere conservato e consultato per secoli nelle biblioteche d’Europa. Quando, per problemi alle mail, mi è arrivata dal filosofo Mario Perniola una lettera con tanto di busta e francobollo, mi sono commosso: ecco qualcosa da lasciare agli eredi (destino delle mail è l’icona cestino, anche se il mittente fosse un Aristotele redivivo). Quando a Treviso ho toccato i lavori di Paolo Celotto, esponente di una nuova generazione di tipografi manuali (fra cui i ragazzi della bolognese Anonima Impressori, autori dei biglietti da visita di Massimo Bottura), i miei polpastrelli hanno esultato. “L’emozione è analogica, non digitale” ha detto un produttore di 33 giri. Io, più pratico che emotivo, prego affinché ci si convinca di questo: “La carta appaga quattro sensi, lo schermo soltanto uno”.