Com'è possibile che qualcuno compri macchine diverse dalla 500?
In tempi di nichilismo, le Fiat 500 consentono commoventi dichiarazioni di fedeltà
Qualcuno mi spieghi com’è possibile che qualcuno compri macchine diverse dalle Fiat 500. Posso capire chi compra Range o Rolls o Bentley: tre marchi davanti ai quali ci si può solo inchinare. Ma, scendendo fra i comuni mortali, com’è possibile che qualcuno compri una Ford o una Opel o una Renault potendo portarsi a casa una 500 o una 500 L o una 500 X? In tempi da incubo, le 500 rinnovano il sogno italiano: ci sali e ritorni al boom economico e tiri le marce e senti che il pil sta aumentando dell’8%. In tempi di deculturazione, sono un esempio di tradizione vitale: icone in continuo movimento e aggiornamento. In tempi di culle vuote, sono famiglia e famiglia numerosa: ogni versione ha la sua spiccata personalità eppure sono molto evidentemente tutte sorelle e tutte figlie dell’ava anni Cinquanta (la più familista è la L Wagon che avendo addirittura sette posti sembra pensata per le famiglie neocatecumenali, speranza demografica del cattolicesimo nazionale). In tempi di invasione, le 500 sono prodotte in aree fra le più monoculturali d’Europa: la piccola in Polonia, la L in Serbia, la X nella mia Basilicata. In tempi di nichilismo, consentono commoventi dichiarazioni di fedeltà: ieri la lettera di Lapo per i sessant’anni dalla nascita, domani il grande raduno delle vetture storiche a Garlenda (Savona). Com’è possibile rinunciare a tanto passato e a tanto presente, alle linee retrofuturiste, ai colori splendidi (elegantissime le livree bicromatiche), alle capote in tela, ai tetti apribili e ai tetti panoramici che triplicano l’estate? Qualcuno me lo spieghi, anzi no, lasci perdere, non ci riuscirebbe.