L'erba infestante che nobilita il vino
Chi ama la natura non beva la birra
Chi ama la natura beva il vino, non la birra. Paolo Bisol mi ha mandato un libro, “Herbarium”, contenente le foto delle 116 erbe raccolte nella sua vigna in cima alla famosa collina di Cartizze. Centosedici: trifoglio e convolvolo, carota selvatica, aglio selvatico, malva selvatica e domestica, pratolina, pimpinella, valerianella, viola, veccia, fiordaliso, occhi della Madonna, edera, achillea, vitalba, ginestrino, parietaria, tarassaco, acetosa, amaranto, artemisia, due specie di salvia, due specie di euforbia, tre specie di ranuncolo, e altre 87. Un orto botanico, un giardino pensile, un brulichio di vita vegetale e conseguentemente animale, oltre che un vigneto.
Nessuno mai mi manderà un libro con le foto delle erbe raccolte in un campo di quell’orzo da cui origina la birra. Perché nei campi di cereali le erbe sono infestazione, non orgoglio, e vengono combattute con ogni mezzo meccanico e chimico. Il vino, specie in collina, scaturisce da un ambiente arcadico, la birra, anche quella cosiddetta artigianale, da un sistema intensivo, monoculturale, superartificiale: dove passano i bevitori di birra non cresce più l’erba.