L'arte e l'islam. Perché dobbiamo salvarci dagli storici neo-ottomani
Dalla caduta del califfato abbaside sono successe alcune cose che alcuni storici dell'arte continuano a ignorare
Beato Marco d’Aviano, lo storico dell’arte Mattia Guidetti scrive su “Il Giornale dell’Arte” che l’arte maomettana è ricca di sfumature e dunque io come critico e Luca Pignatelli come artista abbiamo torto quando paventiamo l’iconoclastia islamica. Siamo grossolani e prevenuti, ignoriamo che a Baghdad nel X secolo l’arte abbaside non prevedeva solo arabeschi ma anche uccelli e cammelli... Beato Marco d’Aviano, tu che hai salvato l’Europa occidentale dalla conquista ottomana, salvaci dagli storici neo-ottomani (Guidetti insegna all’università di Vienna come se nel 1683 sotto le mura della città avesse vinto il Gran Visir).
Dalla caduta del califfato abbaside sono successe alcune cose: i mamelucchi hanno mozzato il naso alla Grande Sfinge, Maometto II ha fatto intonacare i mosaici di Santa Sofia, Gedik Pascià ha distrutto gli affreschi della cattedrale di Otranto, i talebani hanno preso a cannonate i Buddha di Bamiyan, l’Isis ha atterrato Palmira, e in Occidente sempre più persone credono in colui che alla Mecca distrusse i cosiddetti idoli, statue probabilmente bellissime. Beato Marco d’Aviano, fa’ che gli artisti europei non siano costretti a dipingere solo uccelli e cammelli.