Sia lodato il Libraccio
Per fare spazio ai libri nuovi non devo più implorare amici e conoscenti perché accettino in regalo altrettanti libri vecchi
Sia lodato il Libraccio. Da quando la catena di librerie del nuovo e dell’usato ha aperto vicino a casa la gestione dei miei scaffali è nettamente migliorata. Per fare spazio ai libri nuovi non devo più implorare amici e conoscenti perché accettino in regalo altrettanti libri vecchi. Non devo nemmeno più abbandonare pile di volumi sulle panchine del parco (ricordate l’effimera stagione del bookcrossing?), gesto che mi sembrava ridicolo e che pertanto facevo all’imbrunire, con gli occhiali scuri e guardandomi intorno. Adesso i libri in sovrannumero li porto al Libraccio e mi vengono, fatico a crederci, perfino pagati. Solo che il gioco mi sta prendendo la mano e comincio a guardare ogni scaffale come si guarda un bancomat. Improvvisamente moltissimi libri non mi sembrano più così necessari: quando mai avrò voglia di rileggere le poesie della Szymborska? Quando mai avrò bisogno di riaprire quel pamphlet di Ann Coulter? Sia lodato il Libraccio, ma non troppo, perché io sono più contento ma i miei libri vivono nel terrore, si sentono continuamente sotto esame.