Per fortuna che i cristiani sono pigri e formalisti
Se fossimo invece fervorosi, attivi, attenti alla sostanza del messaggio cristiano, certi preti dovrebbero cominciare a preoccuparsi
I preti che nelle prediche sempre ci accusano di essere cristiani abitudinari, pigri, formalisti, ringrazino il fatto che noi cattolici praticanti siamo davvero abitudinari, pigri e formalisti. Se non fossimo così, se fossimo invece fervorosi, attivi, attenti alla sostanza del messaggio cristiano, dovrebbero cominciare a preoccuparsi. Domenica scorsa nel santuario mariano della Steccata, a Parma, il celebrante, un prete di passaggio siccome di stanza in Brasile, dopo averci informato che nel paese sudamericano ci sono milioni di disoccupati per colpa dei ricchi al governo, ha detto che laggiù Papa Francesco risulta simpatico a tutti, sia ai cattolici sia ai protestanti sia agli spiritisti (ripeto: agli spiritisti), e che questo è buono perché la salvezza non si trova soltanto nella Chiesa, anzi, si può benissimo trovare nel protestantesimo e nello spiritismo (ripeto: nello spiritismo). Non fossimo abitudinari eccetera, noi presenti ci saremmo alzati e avremmo cacciato a pedate questo bestemmiatore, questo negatore del valore dell’Eucaristia, chiedendo al concelebrante di continuare da solo la funzione. Ma così non è stato. Nessuno ha reagito. Nemmeno io che in vari momenti dell’empia omelia ho pensato a una soluzione meno cruenta: alzarmi dal banco e uscire. Sono rimasto fermo, dicendo a me stesso di non voler dare scandalo (sedevo nelle prime file, l’uscita sarebbe stata plateale). Ma forse erano solo pigrizia e formalismo, quei difetti che i preti continuamente ci imputano ma che sono la loro fortuna.