Uno solo è il maestro e non è Fusaro
Di fronte al recente elogio di Maduro e Lenin ho deciso di aprire tutti e due gli occhi e tutte e due le orecchie
Ogni volta che individuo un nuovo pensatore cerco di farmi insegnare qualcosa e, per non minarne la fresca autorevolezza, gli concedo un po’ di franchigia, la possibilità di dire qualche fesseria. Del resto anch’io, come Baudelaire, sento ogni tanto passare su di me “il vento dell’ala dell’imbecillità”. Dal quale evidentemente nessuno riesce sempre a ripararsi. A Diego Fusaro ho concesso troppo. Ho chiuso un occhio sull’incongruo nome anni Settanta (le statistiche avvisano che Diego era in calo già negli anni Ottanta, se non in certi quartieri napoletani). Ho chiuso un orecchio sui marxismi, sui gramscismi: anni Settanta pure quelli e dunque speravo ormai depotenziati, veleni scaduti. Ho preso ciò che mi risultava gradito (le dichiarazioni contro l’omosessualismo, il senzafrontierismo, l’immigrazionismo...) e tralasciato il resto. Ma di fronte al recente elogio dell’assassino marxista Maduro e quello recentissimo dell’assassino marxista Lenin ho deciso di aprire tutti e due gli occhi e tutte e due le orecchie. E finalmente ho visto il sangue delle migliaia di vescovi, preti e semplici cristiani fatti ammazzare dal capo dei bolscevichi (nel 1922 scriveva: “Quanti più membri del clero fucileremo, tanto meglio sarà”). E finalmente mi sono ricordato che uno solo è il maestro e non è Fusaro.