Adorate mie cravatte, non soccomberete al grigiore di Di Maio
Tra tanti grillini descamisadi, è andato a vincere proprio il politico di Pomigliano d'Arco. E così un accessorio maschile felicemente obsoleto torna a essere fattore di rassicurazione e calcolo elettorale
Cravatte, cravatte del mio armadio, a voi devo dirlo: avrei preferito Di Battista. Ma pure Roberto Fico o qualsiasi altro grillino descamisado. E adesso invece avremo dappertutto Di Maio con i suoi completi tristi, con le sue cravatte impiegatizie. Io negli ultimi tempi avevo ricominciato a portarvi massicciamente, amate cravatte mie, in chiave controculturale, con attitudine dandy e punk, in polemica con il vero potere che oggi è scravattato (vedasi le felpe californiane, sineddoche di Riccardo Ruggeri per definire i nuovi padroni del mondo).
Tutto stava andando per il meglio e pensavo di comprarvi tante nuove sorelline, Etro-Borrelli-Barba-Gallo-Ferragamo, ma purtroppo il politico di Pomigliano d’Arco ha riportato il significato della cravatta indietro di cinquant’anni. Con Di Maio un accessorio maschile felicemente obsoleto torna a essere fattore di rassicurazione e calcolo elettorale. Una striscia di seta con funzione di tazza di valeriana, perfetta per tranquillizzare le mamme e ancor più le nonne. Cravatte, cravatte del mio armadio, per non rinunciare a voi ho deciso di abbinarvi a pezzi smoderati, per nulla da Palazzo Chigi: camicie in denim o in velluto a righe, pantaloni di pelle, stivali da motociclista, forse perfino grossi anelli d’argento… Dal punto di vista estetico rischierò moltissimo pur di impedire a quell’uomo di strumentalizzarvi, di ridurvi a striscette acchiappavoti. E’ una promessa.