Il mio antidoto al pessimismo
Emilio Mazzoli il gallerista di provincia che ha portato Basquiat in Italia
Ha dimostrato che è possibile essere decisivi nell’arte internazionale pur essendo cattolici praticanti e digiuni di inglese. Sto parlando di Emilio Mazzoli, gallerista modenese che fa parte della mia galleria di maestri. Vado a trovarlo quando voglio esercitare l'ammirazione, per dirla con Cioran, e quando voglio ricordarmi che lamentarsi serve soltanto a produrre nuovi motivi di lamento. Mazzoli è partito dal basso, faceva il maestro elementare dai salesiani, figuriamoci, e abitava in provincia. E non conosceva l’inglese. Ciò nonostante nel 1978 lanciò la Transavanguardia, l’ultimo movimento artistico italiano capace di riscuotere un successo mondiale. Sempre a Modena, nel 1981 organizzò la prima mostra personale di Basquiat (l’artista newyorchese da 110 milioni di dollari a New York venne capito solo in seguito). Nel frattempo aveva smesso di insegnare dai salesiani, ovvio, ma continuava a non conoscere l’inglese, a bere Lambrusco di Sorbara, a vivere nella stessa gucciniana “piccola città, bastardo posto” dove oggi mi invita a mangiare i tortellini in brodo. Dio benedica Emilio Mazzoli perché quando sono pessimista penso alla sua favolosa biografia e mi passa.