Non possiamo ancora occuparci di fascismo e antifascismo
La questione invece ingombra i media e il dibattito, togliendo spazio a quelle davvero attuali
“Non ero antifascista per le stesse ragioni per le quali non ero fascista, perché psicologicamente sia il fascismo che l’antifascismo si basano sulla volontà di potenza, l’aggressività, la violenza, l’intolleranza” scrive Giuseppe Berto nel 1974, in uno degli interventi politici che Alessandro Gnocchi, con “Giuseppe Berto, Antonio Delfini. Scrittori controcorrente” (Giubilei Regnani), recupera e analizza. È una frase che, da amante della libertà, condivido in pieno, ma che dovrebbe essere storia, storia della letteratura, quasi archeologia. Una frase che già allora sarebbe dovuta risultare vecchia di trent’anni, e che oggi dovrebbe risultare vecchia di settanta, decrepita. Invece è cronaca. Cronaca minore, nonostante Anpi, CasaPound, Forza Nuova e Virginia Raggi si prendano molto sul serio. E però capace di ingombrare i media, il dibattito, togliendo spazio alle questioni davvero attuali. Nel 2017 un uomo vivo non può occuparsi di fascismo e antifascismo, non può non scegliere Cristo e il suo liberatorio “lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.