Brizzi sotterrato vivo dal puritanesimo senza Dio
La vera religione certe cose le risolveva nel segreto del confessionale. Clarissa Marchese mi ha tolto la voglia di andare al cinema
Clarissa Marchese dice che Fausto Brizzi le ha tolto la voglia di fare cinema, io dico che Clarissa Marchese mi ha tolto la voglia di andare al cinema. Quella poca che mi era rimasta dopo che tutto il cinema, o almeno tutto il cinema che arriva nelle poche sale delle città di provincia, è diventato prosaico e calcolato. Io sono un ragazzo romantico, per me l’arte deve identificarsi con la vita altrimenti è sterile accademia o freddo commercio. Di Abel Ferrara, Bernardo Bertolucci e Werner Herzog ho amato i set ancora più dei film, il cuore di tenebra che si percepiva pulsare dietro le quinte. Per un secolo gli uomini di cinema sono stati tutti, chi più chi meno, a rischio di sequestro (per oscenità) o arresto (per bancarotta). E molto del loro carisma derivava proprio da questo perenne conflitto con la norma, con la legge. Oggi il povero Brizzi viene sotterrato vivo dal puritanesimo senza Dio che ha preso il posto della vera religione (quella che certe cose le risolveva nel segreto del confessionale: ricordate?) perché colpevole di “comportamenti inopportuni” ossia di nulla o di un centesimo di quanto commesso da Klaus Kinski e Marlon Brando. Film la cui produzione è del tutto trasparente e regolamentata, recitati da impiegati dello spettacolo che leggono il copione e poi tornano a casa come se niente fosse, capovolgono la definizione di Hitchcock: il cinema era la vita senza le parti noiose, adesso è soltanto le parti noiose, senza la vita. Requiescat in pace.