Spiegare l'arte a Montanari e Trione
Dio abbia pietà della mia superbia che leggendo “Contro le mostre” è giunta al colmo. Moschee e street art sfrangiano il contesto, perché gli autori non lo capiscono?
Dio abbia pietà della mia superbia, che leggendo “Contro le mostre” di Tomaso Montanari e Vincenzo Trione (Einaudi) è giunta al colmo. I due competentissimi storici dell’arte giustamente stroncano le mostre ipertrofiche, le mostre mostruose, le mostre capra-e-cavoli come quelle di Marco Goldin capace di organizzare una mostra “da Tutankhamon a Van Gogh” un po’ come Jovanotti sognava una Chiesa “da Che Guevara a Madre Teresa”. Detestano simili eventi perché “sono contro il contesto”. La mia superbia mi impone di far notare che al contesto credo molto più di loro. Montanari reclama la costruzione di “moschee tra le chiese”, io mi batto per la conservazione del contesto cattolico italiano: niente minareti in mezzo ai campanili! Se in Piazza San Marco metti una moschea non è più Piazza San Marco, è Piazza Maometto! Entrambi elogiano la street art, io al loro Banksy taglierei le manine perché con i suoi stencil vuole abbattere i muri, i confini che ai contesti sono indispensabili. Un contesto è un organismo, se gli strappi la pelle sanguina, si sfrangia. Se queste cose due professori tanto illustri non le capiscono e io sì, è davvero irragionevole la mia superbia?