Sfamare l'anima a suon di cibo non funziona
Tutti si preoccupano di come si mangia in una città, mai di come si prega. Così nella nostra società materialistica si moltiplicano gli chef
“L’aumento della fame spirituale riceve dalla società materialista l’unica risposta che è in grado di dare: cuochi e piatti sono dovunque” dice Claudio Risé nel libro scritto con Francesco Borgonovo, “Vita selvatica. Manuale di sopravvivenza alla modernità” (Lindau). “Tabuizzare, vietare o mascherare il vero bisogno, non fa che renderlo più prepotente e aggressivo: di qui la moltiplicazione degli chef”. In effetti chi mi invita per presentazioni o conferenze cerca sempre di allettarmi con il cibo, sicuro di potermi convincere con la notizia che nella sua città si mangia bene oppure che si mangia male ma che lui mi porterà nell’unico locale dove si mangia bene. Come se a casa non mangiassi e come se mangiare fosse la mia preoccupazione principale. Mai nessuno mi dice che nella sua città si prega bene, oppure che si prega male ma che lui mi porterà nell’unica chiesa dove si prega bene. Mai una volta. Siccome la fame spirituale, come dice Risé, è tabuizzata. Mentre l’anima viene presa a forchettate.