Evviva le fiabe scorrette di Antonio Moresco
Lo scrittore prende le fiabe più famose, quelle che rappresentano “l’incombente presenza del male del mondo”, e le estremizza rendendole ancora più utili a noi moderni
Sia lodato Antonio Moresco che, in un frangente storico di fiabe edulcorate, addolcite, censurate, scrive un libro di fiabe inasprite: “Fiabe” (Sem Società Editrice Milanese), con i disegni dell’acerrimo Nicola Samorì. Moresco ha preso le fiabe più famose ed emblematiche, quelle che rappresentano “l’incombente presenza del male del mondo”, e le ha completate ossia estremizzate e rese ancor più utili a noi moderni. Prendiamo, pagina 91, “I vestiti nuovi dell’imperatore”, la celebre fiaba del re nudo. Andersen la conclude col bambino che, voce dell’innocenza, rompe l’omertà generale e grida che il sovrano impettito e falsamente ammirato “non ha niente in dosso!”. L’impietoso Moresco prosegue: “Le guardie si fecero largo in mezzo alla folla ammutolita, afferrarono il bambino e lo portarono via, tra gli applausi prima isolati e poi sempre più numerosi e scroscianti degli stessi che solo poco prima avevano applaudito il bambino”. E, a monito di chi ingenuamente crede nell’esistenza della libertà di espressione, insiste: “Gli strapparono la pelle a colpi di scudiscio, gli spezzarono le costole, le braccia, i denti...”.