Sul Natale si dia retta a Cremonini
L'invito del cantante a smettere di indignarsi, di accusare, di vedere tutto nero
Ci si prepari al Natale, non al Mortale. Dunque si ascolti Cesare Cremonini, quando canta “Poetica” e quando lancia sul Corriere un appello antiperfettista e chestertoniano: “Il Natale, che un po’ sbagliato lo è sempre stato, può riportarci alla bellezza delle cose imperfette”. Evitando altri soggetti da classifica quali i Maneskin col loro maledettismo caricaturale, il loro ritardo culturale (oggi due donne che si baciano non sono trasgressione, sono legislazione e potere), i loro spari speriamo soltanto cerebrali (“I ve got a pistol in my head pam pam pam shoot”) ma comunque spari, oppure Salmo, uno strano maschile di “salma” più che il singolare di Salmi, rapper bestemmiatore che, mascherato da teschio, canta “le tipe che schiacci non le farei toccare / neanche dal cazzo del cane”. Si dia retta a Cremonini, al suo invito a smettere di indignarsi, di accusare, di vedere tutto nero perché “questa vita ci ha sorriso e lo sai / non è mai finita abbracciami”.