La Sicilia passi dalla lupara alla cinghialara
Serve un’arma per fermare l’invasione dei cinghiali e cacciatori capaci di difendere le nostre vite e le vite dei nostri bambini
La Sicilia passi dalla lupara alla cinghialara. La lupara si dimostrò molto utile quando l’isola era infestata dai lupi (a ricordo di quei tempi esiste un vino, il Lupara prodotto dai baroni Modica di San Giovanni in onore dell’avo che nel 1882 abbatté nelle campagne di Noto “una grande lupa bianca”). Poi, disgraziatamente, del fucile siciliano se ne impossessarono i mafiosi, cacciatori di uomini anziché di animali. Adesso serve un’arma che chiamo cinghialara perché bisogna fermare l’invasione dei cinghiali, tipo quello grossissimo e ferocissimo che ieri ha fatto irruzione in una scuola di Palermo sfondando una porta, ferendo un bidello, terrorizzando grandi e piccini per poi venire ucciso dalla Forestale. La vicepreside, per ricordarci la crisi dell’antropocentrismo, ha preso le parti della bestia e non dei cristiani: “Non mi è chiaro perché l’animale sia stato abbattuto e non sedato”. Urgono educatori ma prima ancora urgono cacciatori capaci di difendere le nostre vite e le vite dei nostri bambini, con carabine a ripetizione calibro 7.62, caricate a palle ad espansione da 180 grani.