Per moltiplicare l'arte serve moltiplicare i ricchi
“Gli artisti vanno dove ci sono committenze, mercato e collezionismo” ricorda Rachele Ferrario in “Les italiens. Sette artisti alla conquista di Parigi”
Ci si metta in testa che l’arte abbisogna di soldi, libero mercato, libero contante. “Gli artisti vanno dove ci sono committenze, mercato e collezionismo” ricorda Rachele Ferrario in “Les italiens. Sette artisti alla conquista di Parigi” (Utet). Merito del libro è mostrarci la straordinarietà intellettuale, prima ancora che artistica, dei pittori italiani furoreggianti in Francia cento anni fa. Il meglio del meglio erano i fratelli De Chirico, Giorgio e Alberto (in arte Alberto Savinio). Entrambi ribadivano continuamente il legame fra arte e quattrino. “Già in Italia avevo realizzato alcuni disegni e acquerelli. Ma è a Parigi che mi sono messo a dipingere, a Parigi ho trovato compratori delle mie tele, gallerie dove esporle, mercanti per venderle”, scrive Alberto. L’unica alternativa italiana era Milano, la “simpatica città del risotto, del panettone e dei collezionisti di pittura” come la definisce Giorgio. Collezionisti ossia uomini ricchi, milionari da moltiplicare con qualsiasi mezzo (flat tax?), se non vogliamo accontentarci dei capolavori di cento anni fa.