Sia lodato il mercato dell'arte
Perché non ci si dovrebbe indignare quando un vecchio quadro viene venduto a decine o centinaia di milioni
Tempo di aste, tempo di fiere: pensando l’arte innanzitutto come consacrazione cerco di starne lontano. Eppure. Eppure non ci si dovrebbe indignare nemmeno quando un vecchio quadro viene venduto a decine o centinaia di milioni. Che le aste arrivino a simili vette è un bene e ce lo spiega, dopo capitoli ricchi di gustosi aneddoti su Berenson, Longhi e Zeri, lo storico dell’arte Philippe Costamagna in “Avventure di un occhio” (Johan & Levi): “Il mercato fa circolare le opere, e quel movimento incessante è ciò che tiene in vita la curiosità degli amatori e rende possibili le nuove scoperte”. Senza la speranza di un guadagno, senza il sogno di una speculazione, più nessuno si coprirebbe di polvere cercando in soffitte e magazzini capolavori dimenticati. L’arte senza prezzo non interessa nemmeno coloro che si indignano per i prezzi dell’arte: senza una quotazione, molte tavole oggi famose sarebbero finite nel camino. Nei secoli scorsi molti quadri sono andati perduti per colpa di furti, incendi e guerre: moltissimi per colpa della mancanza di mercato. Sia lodato il mercato dell’arte.