Contro il sordido nella musica ecco Jamiroquai
Per sfuggire da Sfera Ebbasta, Cosmo, Calcutta e Bruno Mars c'è “Nights out in the jungle”
Dilaga nella musica, nei brani e nei video, il sordido che rende sordi alla bellezza. Nel rap di Sfera Ebbasta e dei suoi denti ostentatamente rovinati. Nel funk di Bruno Mars e dei suoi abiti informi che magari costano diecimila dollari ma sembrano costarne dieci e lo fanno ancora più basso di quello che è. Nell’indie-pop di Cosmo che nel 2018 si ispira ad Antonio Gramsci, supersordido leninista, e di Calcutta che fin dallo pseudonimo fa pensare a sporcizia e miseria: musicalmente allettano ma dopo ogni loro video senti il bisogno di una doccia. Per sfuggire al sordido si frequentino oasi di eleganza, qualcosa che non faccia troppo rimpiangere David Bowie e David Sylvian e Bryan Ferry e dunque Jamiroquai che nel clip di “Nights out in the jungle” si aggira debitamente incravattato fra club esclusivi, dove il barman in smoking ti chiama “Sir”, dove sei libero di pomiciare, perfino di fumare, e strade malfamate, protetto dalle prestigiose lamiere di una supercar e continuando a bere forse per imitare Maurice Ronet in “Fuoco fatuo”, forse perché nemmeno le Rolls del ’76 risolvono tutti i problemi (ma il problema estetico-sociologico-onomastico del sordidissimo rap italiano, Sfera-Nitro-Ghali-Salmo-Vacca-Marracash, almeno quello, sì).