Da San Francesco a Papa Francesco, la caduta della Chiesa è storia vecchia
Un libro spiega come il Poverello di Assisi sia stato travisato-tradito-usato immediatamente, già da coloro che lo avevano conosciuto
Sono otto secoli che il cristianesimo declina: dunque la caduta di questi ultimi anni è in qualche modo storia vecchia che non deve preoccuparci più di tanto. Leggendo il meraviglioso esito di erudizione georeligiosa intitolato “Paesaggi del Regno” (autore Flavio Cuniberto, editore Neri Pozza) mi sovvengono pensieri contro-apocalittici: non c’è niente di nuovo sotto il sole, l’umanità è sempre stata incredula, al tempo di Papa Francesco come a quello di San Francesco. Questo libro corposo e mistico (lo annuncia il sottotitolo “Dai luoghi francescani al Luogo Assoluto”), ricco anche di illustrazioni e scritto bene (è difficile scrivere bene per un professore universitario: Cuniberto ci riesce), spiega come il Poverello di Assisi sia stato travisato-tradito-usato immediatamente, già da coloro che lo avevano conosciuto. Innanzitutto dal punto di vista artistico. Francesco pregava un Cristo trionfante, sebbene in croce, e il subdolo Frate Elia finì col commissionare a Giunta Pisano un Cristo morente che disgraziatamente fece scuola: “Questa involuzione iconografica si accompagna a una drammatica involuzione del pensiero teologico”. Sono otto secoli che il pensiero teologico si involve, trascinando la Chiesa nel dolorismo, nel pauperismo, nello sconfittismo. Ciò nonostante noi siamo ancora qui, oranti e anelanti alla francescana “perfetta letizia”.