Sandro Zara (foto: www.tabarro.it)

Elogio di Sandro Zara, apostolo del tabarro

Camillo Langone

Il Tabarrificio Veneto li produce dal 1976. Ed è ancora uno dei monumenti della tradizione italiana

Sandro Zara è l’apostolo del tabarro e mio maestro per anticonformismo, vitalità, tenacia, capacità di influenzare guardaroba e linguaggio (rivitalizzatore del termine “intabarrato”, creatore del termine “tabarrificio”). E ogni volta che mi siedo a tavola con lui, a Mirano (Venezia) dove lavora, o a Vicenza come l’altra sera, cerco di non perdermi una parola, una storia, un’avventura imprenditoriale. Io non lo conosco da così tanto ma il suo Tabarrificio Veneto produce tabarri dal 1976. Un po’ dei soldi che stava guadagnando con la distribuzione dei pantaloni Levi’s, dunque con la globalizzazione, li voleva restituire alla tradizione, dunque salvando se non resuscitando il mantello che fu di Guareschi e Casanova e le cui origini si perdono nella notte dei tempi, dalle parti della toga romana. E’ grazie a Sandro Zara che siffatto monumento vestimentario (monumento nella definizione di Marc Augé: “espressione tangibile della permanenza”) è ancora in piedi, ben restaurato e pronto per essere trasmesso alle menti migliori delle prossime generazioni. Siano le mie parole il primo mattone del monumento biografico che questo grande veneto merita.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).