I ferraresi erigano una statua ad Elisabetta Sgarbi
Quanto bene ha fatto per la città estense, Nostra Signora dell’Oblazione
I ferraresi erigano una statua ad Elisabetta Sgarbi, magari non lontano da quelle dei duchi, davanti al Duomo, e di Savonarola, nell’omonima piazzetta. Come supremo esempio di amore filiale e sororale e estense. Incontro Nostra Signora dell’Oblazione sotto il Castello (dove è in corso la grande mostra della Collezione Cavallini Sgarbi), dentro il locale che il padre frequentava da ragazzo. Elisabetta ogni sabato si precipita qui da Milano per sovrintendere all’esposizione e ogni domenica va al cimitero di Stienta, sul Po, per visitare i genitori custoditi dall’Angelo dello scultore Giuseppe Bergomi. Mi parla della pubblicità della mostra sugli autobus di Ferrara, pagata di tasca sua, e di quella sulle pagine del Corriere, pagata di tasca sua: tutto un pagare per portare visitatori davanti ai capolavori raccolti da sua madre e suo fratello, e far guadagnare i ristoratori e gli albergatori ferraresi. Poi questa donna di energia stupefacente mi racconta di essersi spogliata delle sue proprietà immobiliari facendole confluire nella Fondazione Elisabetta Sgarbi: e così la casa dove l’Ariosto compose l’Orlando Furioso è ora sotto l’egida del ministero dei Beni Culturali (qualcosa del genere ha fatto anche Vittorio: i quadri in mostra non sono più suoi ma della Fondazione Cavallini Sgarbi e dunque sotto controllo pubblico). Infine entriamo nel Castello dove paga di tasca sua anche il mio biglietto e mi mostra gli umidificatori, pagati di tasca sua, ovvio, affinché il riscaldamento non danneggi le antiche, preziose tavole non sue. Se fossi oblativo lo pagherei di tasca mia il monumento a Elisabetta Sgarbi, ma oblativo non sono: mi limito a segnalarne ai ferraresi, e agli italiani dimentichi del quarto comandamento, la necessità.