Prendere sul serio Caffo e imparare a uccidere oche e conigli
Davanti alla sofferenza animale “lo specista consapevole chiude gli occhi”, scrive Caffo a cui lauree, libri, cattedre e stipendio statale hanno nascosto l’esistenza della realtà
Leonardo Caffo va preso sul serio. Io ho preso talmente sul serio il suo libro contro l’antropocentrismo ovvero contro l’uomo, “Fragile umanità. Il postumano contemporaneo”, che appena l’ho chiuso mi sono precipitato in Romagna per imparare a uccidere oche e conigli (dato il periodo pasquale sarebbe stato perfetto l’agnello ma i contadini miei amici non allevano agnelli). Avevo già ucciso galline però l’oca è un’altra cosa. Il lettore urbano verifichi su YouTube quanto può essere orribile un’oca sibilante, e che razza di becco debba fronteggiare un macellatore domestico. Davanti alla sofferenza animale “lo specista consapevole chiude gli occhi”, scrive Caffo a cui lauree, libri, cattedre e stipendio statale hanno nascosto l’esistenza della realtà: provasse lui a uccidere un’oca, o anche un coniglio, a occhi chiusi. “Lo specismo è un pregiudizio” insiste il filosofo post-umano, siccome le persone intellettualmente post-oneste chiamano pregiudizio il giudizio che non condividono. Ovviamente lo specismo, ossia il pensiero della superiorità dell’uomo sulle bestie, non è affatto un pregiudizio bensì un giudizio e addirittura di Dio, dunque a spingermi in Romagna è stato il desiderio di ubbidire a chi mi ha creato a sua immagine e somiglianza: “Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo” (Genesi 9,2). Il coniglio era in effetti intimorito, non l’oca che viceversa ha cercato di intimorire me. Uno studente infragilito da Caffo al Politecnico di Torino o alla Naba o alla Scuola Holden (ai maestri degradanti i pulpiti non mancano) sarebbe svenuto ma è andata molto diversamente: è stata fatta la volontà di Dio.