Così Mughini trasforma il 68 in 69
Non è obbligatorio sapere cos’è successo quel maggio a Parigi ma chi vuole saperlo deve leggere il suo ultimo libro che mostra Eros come un demone e i rivoltosi del Quartiere Latino come dei posseduti
Il Gran Mughini va letto anche quando sembra scrivere troppo (il libro sulla sua collezione di libri è di pochissimi mesi fa), anche quando affronta argomenti di nessun interesse: stavolta il Sessantotto. Cosa c’è di più mesto del modernariato, divani, lampade, film, poster, ricordi della propria gioventù o di quella dei propri genitori? Il passato prossimo è merce morta ma tutto ciò che Mughini tocca rivive. “Era di maggio. Cronache di uno psicodramma” (Marsilio) costituisce, come ogni suo libro, una lezione di stile e, come mai prima d’ora, una lezione di storia. Sintetica, romantica, erotica. “Esattamente da umori consimili era sbocciato il maggio parigino. Dal fatto che lassù, in una landa piuttosto desolata alla periferia nord-ovest di Parigi, all’università di Nanterre, gli studenti maschi – Dany Cohn-Bendit e soci – erano costretti a starsene in residenze distinte e separate da quelle delle ragazze e ne erano scontentissimi”. Alla maniera di Serge Gainsbourg, Mughini trasforma il 68 in 69, e però da solo, senza l’aiuto di Jane Birkin. Non è obbligatorio sapere cos’è successo quel maggio a Parigi ma chi vuole saperlo ritenga obbligatorio leggere questo libro che, sebbene nostalgico e complice, mostra Eros come un demone e i rivoltosi del Quartiere Latino come dei posseduti.