Ci voleva Sgarbi per superare la maledizione di Kounellis
Per sconfiggere la superstizione concettuale Sgarbi ha chiamato un pittore senza paura e senza idoli, Enrico Robusti, subito accorso con le sue potenti tele espressioniste
San Gregorio di Nissa, tu scrivesti che “i concetti creano gli idoli” e avevi ragione, anche se certo non pensavi all’arte contemporanea. L’artista concettuale Jannis Kounellis è ancor oggi idolatrato da mucchi di laureati in materie artistiche e da molti pittori vittime di una sorta di sindrome di Stoccolma, psicologicamente succubi di un carnefice della pittura. Per liberarli ci voleva il liberale, libertario, libertino Vittorio Sgarbi che come ultimo atto da assessore della Regione Sicilia ha violato il tabù della Sala Kounellis nel Museo Riso di Palermo. Nessuno dei valorosi, e però timorosi, pittori della Scuola di Palermo voleva esporre sotto la lugubre installazione del campione dell’Arte Povera. Sembrava vietarlo una clausola, stipulata al momento della donazione dell’opera, e forse altro: la maledizione del Faraone Greco? Per sconfiggere la superstizione concettuale Sgarbi ha chiamato un pittore senza paura e senza idoli, Enrico Robusti, subito accorso con le sue potenti tele espressioniste. San Gregorio di Nissa, ti nomino patrono temporaneo della Sala Kounellis: fino al 25 aprile, chiusura della mostra, proteggi la pittura viva dalla vendetta dell’arte morta.