“La poesia non dà il pane”, la lezione di Ugo Foscolo
Ai liceali insieme ai suoi sonetti si somministri “Forsennatamente. Mr Foscolo”: il terribile, necessario risvolto della medaglia
Leggo “Forsennatamente. Mr Foscolo” di Luigi Guarnieri (La nave di Teseo), biografia del poeta esule a Londra, scritta con piglio non molto meno forsennato della vita che racconta, e ringrazio. Ringrazio di vivere due secoli dopo perché la medicina ottocentesca, che tanto si accanì sul corpo del povero Ugo, era delirante: purghe, salassi, clisteri, mercurio... Ringrazio di considerare i cavalli solo dal punto di vista alimentare perché Foscolo cavalcando si fece del male, sia nel fisico che nel portafoglio, e fece del male (sugli Appennini schiacciò un contadino con gli zoccoli). Ringrazio di non essere romantico né pre-romantico e di non dover pertanto vergare lettere d’amore lunghe trenta pagine piene di frasi assurde come “le lacrime mi grondano sulle parole che scrivo col sangue del cuore”. Byroniano ma senza i soldi di Byron, dannunziano (ante litteram) ma senza gli editori di D’Annunzio, Foscolo in Inghilterra visse anni grami che Guarnieri ci racconta senza edulcorazioni. Dunque ringrazio il biografo che illustra come meglio non si potrebbe il “carmina non dant panem” (lo sappiamo tutti però tendiamo tutti a dimenticarlo). Ai liceali insieme ai sonetti del Foscolo si somministri “Forsennatamente. Mr Foscolo”: il terribile, necessario risvolto della medaglia.