Non se ne può più della narrativa “per donne ed eunuchi”
Le case editrici si sono dimenticati dell'esistenza dei maschi e in libreria ci sono solo libri di donne che parlano di donne e con donne in copertina
Che le case editrici si ricordino dell’esistenza dei maschi. Essendomi venuta voglia di leggere narrativa (leggo troppa saggistica, genere affliggente) mi sono messo di buona lena a studiare i siti degli editori e poi sono andato in libreria e ovunque sono stato respinto da libri di donne che parlano di donne e con donne in copertina. Le differenze fra Elena Ferrante, Donatella Di Pietrantonio e Simonetta Agnello Hornby sono minime, racchiuse nel breve spazio tra foto di donne in bianco e nero e foto di donne a colori. Anche per questo non ho mai letto una riga di nessuna delle tre: le loro copertine sono come porte di un harem su cui hanno scritto “Riservato alle donne e agli eunuchi”. Anche i titoli sono da donne: “Fai piano quando torni” me lo diceva mia madre e adesso me lo dice Silvia Truzzi. I titoli sono da donne perfino quando l’autore è uomo: “Tutta la vita che vuoi” (Enrico Galiano), “La vita fino a te” (Matteo Bussola), “E allora baciami” (Roberto Emanuelli). Corredati da copertine diabetogene con fidanzatini e palloncini a forma di cuore… Lo sappiamo tutti che a leggere sono in prevalenza le donne, le donne sdolcinate vorrei dire, ma continuando così sarà sempre peggio. Capisco che trovare nuovi Hemingway, Bukowski, Berto o Malaparte sia difficile ma le case editrici ci sono apposta, facciano il loro mestiere, non rinuncino a priori al 50 per cento dei clienti potenziali, si aprano a temi estranei a estetiste e parrucchiere.