La trap rende ancora più lerci i treni regionali
Cercare un antidoto musicale, qualcosa di assolutamente bianco, terso, raffinato, con lunghe parti strumentali, meglio se chitarristiche, in Steven Wilson
Sul lercio regionale solo-seconda-classe che mi tocca prendere perché la Freccia è soppressa qualcuno in fondo al vagone diffonde ad alto volume un verboso rap o trap, non saprei dire se arabeggiante o indianeggiante: comunque fa sembrare ancora più unto il sedile. Cerco un antidoto musicale, qualcosa di assolutamente bianco, terso, raffinato, con lunghe parti strumentali, meglio se chitarristiche, e mi sovviene Steven Wilson. Ascolto “Song of unborn” che a sua volta mi fa risalire alla memoria “Many too many” dei Genesis, di quando l’Europa era ancora assolutamente Europa. Leggo che Wilson suonerà a Verona il 25 giugno, nel Teatro Romano per giunta. So che su quelle romanticissime gradinate tra la collina e il fiume siederanno miei simili, miei fratelli, l’unico tipo di persone che vorrei incontrare sui treni e ovunque. Lo spirito dell’antica Europa, se non il tecnico luci, proietti lo scettro di Carlo Magno sul cielo sopra Verona.