In ricordo di Anthony Bourdain
Dalle sue pagine scaturisce un profumo di “dolcezza, nostalgia e morte” che ci rende più cara la cosa breve e fragile chiamata vita
“Sangue e cipolle, paprika e un pizzico di noce moscata, note di dolcezza, nostalgia e morte”. Con queste parole magnificamente descrivesti il profumo del sanguinaccio mangiato in Boemia, nel tuo libro intitolato “Al sangue” (Feltrinelli) che è un vangelo del mio ciboestremismo. Il Catechismo insegna al numero 2283 che “non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte”, dunque prego per te, Anthony Bourdain. Cancello senz’altro le tue recenti dichiarazioni femministiche: stavi con Asia Argento e maschilisticamente ritengo che in amore tutto sia lecito, compreso dire sciocchezze. Mi rileggo invece il tuo libro dove racconti da grande scrittore (o da intelligente utilizzatore di un grande editor, figura professionale di cui i grandi cuochi italiani avrebbero grande bisogno) le tue storie di ostriche brinate e anguille sfilettate ancora vive, hamburger appunto al sangue e uccellini cacciati illegalmente. Dalle tue pagine scaturisce un profumo di “dolcezza, nostalgia e morte” che mi rende più cara la cosa breve e fragile chiamata vita.