Il metodo Ezra Pound applicato alla musica
Esaminare le canzoni di Cesare Cremonini una alla volta è l’unico modo per continuare ad apprezzarlo
San Paolo, ti dispiace se anziché il metodo paolino (“Provate tutto, trattenete ciò che è buono”) per valutare cantanti, scrittori, politici, pittori uso il metodo poundiano che in fondo è una sua derivazione? Il grande poeta americano ha scritto: “Ogni uomo ha diritto di chiedere che le proprie idee vengano esaminate una alla volta”. Esaminare le canzoni di Cesare Cremonini una alla volta è l’unico modo per continuare ad apprezzare meraviglie quali “Sardegna”, “La nuova stella di Broadway”, “Logico”, “Lost in the weekend”, “Poetica”... Se tutto Cremonini venisse giudicato alla luce dell’ultimo “Kashmir”, brano dall’intento dichiaratamente collaborazionistico (“Voglio far ballare e cantare a tutti quanti una cosa araba”), non si potrebbe più ascoltare l’inno alla gioia che fu, che è, “50 special”, e sarebbe una grave perdita per la canzone italiana e per i colli bolognesi. San Paolo, anche l’anglo-italiana Anna Calvi voglio esaminarla poundianamente a compartimenti stagni, affinché l’ammirazione per il suo strepitoso chitarrismo non affondi per il biasimo suscitato dalle sue interviste. Di recente ha farfugliato qualcosa sul gender, parole che avrebbe potuto pronunciare Emma Marrone, e però la sua ultima “Don’t beat the girl out of my boy” contiene le più belle urla da “The great gig in the sky” dei Pink Floyd. Grazie al metodo Ezra Pound è già la mia canzone dell’estate.