Perché non comprerò l'ultimo libro di Sergio Givone
La “Presa di posizione pubblica contro la politica in tema di migrazioni del governo Salvini-Di Maio” fa venire lo sconforto per le sorti dell’università italiana
Pensavo di comprare l’ultimo libro di Sergio Givone, visto che tratta di Dio. Poi ho scoperto che il filosofo pubblicato da Solferino è uno dei primi firmatari dell’appello invasionista intitolato “Presa di posizione pubblica contro la politica in tema di migrazioni del governo Salvini-Di Maio”. L’ho letto e mi ha preso lo sconforto per le sorti dell’università italiana. Sono questi i docenti che Ernesto Galli della Loggia vorrebbe ridotare di predella affinché svettino sui discenti, ristabilendo anche visivamente l’antica gerarchia? Non c’è predella che tenga quando si è intellettualmente sprofondati… Un intellettuale può sostenere le tesi più assurde (cfr. Jonathan Swift), a patto di saper argomentare. Mentre i professori emeriti dell’università statale che hanno stilato l’appello si ritengono castalmente esentati dalla logica, dalla ragione e a un certo punto anche dalla verità: “Da sempre i flussi migratori sono naturali ed essenziali per le civiltà umane”. Marco Aurelio non era di questo avviso, a Vindobona di fronte ai barbari. La civiltà giapponese raggiunse il suo apogeo (bushido, sushi, ikebana, geishe, samurai, onde di Hokusai…) nei secoli dell’isolamento, dopo la chiusura dei porti voluta dallo shogun Tokugawa. I bizantini avrebbero fatto volentieri a meno del flusso migratorio turco, gli aztechi, gli inca e i maya del flusso migratorio spagnolo, i pellerossa del flusso migratorio bianco, i tibetani del flusso migratorio cinese… E io faccio volentieri a meno dell’ultimo libro di Givone.