Prego che San Camillo difenda il gioco d'azzardo
“Solo per canaglie e miserabili, incapaci di autogovernarsi, c’è la politica”
San Camillo, rieccoti, rieccomi come ogni anno che Dio mi concede. Quest’anno la tua festa coincide con una campagnetta governativa contro il gioco d’azzardo. Roba da poco: un divieto non del gioco ma della pubblicità al gioco e non totale bensì con eccezioni. San Camillo, da giovane ti rovinasti coi dadi e con le carte e fu la conseguente indigenza a spingerti a fare l’infermiere, allora mestiere infimo, e fu tra i malati che trovasti la santità. Davvero Dio scrive dritto sulle righe più storte. Prego dunque che un Santo, o almeno un Beato, scaturisca dalle stortissime slot che sopravviveranno tranquillamente ai divietini statali. E che il decreto semiproibizionista abbia come esergo questo pensiero di Manlio Sgalambro: “Solo per canaglie e miserabili, incapaci di autogovernarsi, c’è la politica”.