Il neopuritanesimo universitario che stronca gli amori
Dalle belle studentesse in competizione per attirare lo sguardo del docente ai ricevimenti con le porte aperte, che non si sa mai. Catastrofe pedagogica o bolla accademica?
Un amico che insegna una materia umanistica in un’università del Nord (resto sul vago per proteggerlo) mi racconta che negli anni Ottanta, quando nelle medesime aule studiava, la prima fila era occupata da belle studentesse in competizione per attirare lo sguardo del docente. Alcuni professori erano noti per portarsene a letto ogni sera una diversa. Il giorno dopo, prima della lezione, le ragazze commentavano le rispettive svelte conquiste. Arrivato dall’altra parte della cattedra, l’amico, di ben protesi nervi, sognava di ripetere le gesta dei professori antichi. Delusione: il clima è plumbeo, un superiore gli ha intimato di non sgarrare e comunque le studentesse non si propongono più. Interpello un altro amico che insegna una materia simile in un’altra università del Nord, anch’egli di nervi ben protesi, e mi dice di vivere nel terrore: quando riceve le studentesse per le tesi lascia la porta aperta. Perché le mitomani sono sempre esistite ma non sono mai state così capaci di rovinare la vita delle loro vittime. Il neopuritanesimo universitario (quello che sta cominciando a censurare i classici, per intenderci) castra sul nascere amori intellettuali del tipo Heidegger-Arendt e allontana dall’insegnamento le menti migliori perché assieme ai benefit evapora lo status, e non basta lo stipendiuccio per attrarre chi ha delle alternative. Si scelga se considerare tutto ciò una catastrofe pedagogica o l’opportuno scoppio di un’obsoleta bolla accademica (“Da un professore non c’è da imparare nulla che non si possa trovare nei libri”, David Hume, 1735).