Siano vietati anche in Italia i cellulari a scuola
In estate, da quando ci sono gli smartphone, la vita a Parma è cambiata in peggio
Siano vietati anche in Italia i cellulari a scuola. La decisione francese di proibire questi dispositivi, annunciata da Macron, è finalizzata a preservare l’intelligenza dei giovani transalpini, ma pure i giovani cisalpini abbisognano di provvedimenti analoghi. E non soltanto i giovani. Quando i telefonini non c’erano, o quando li avevano in pochi e servivano solo per rare chiamate, a Parma in agosto si mangiava l’anguria sotto il torrione del Parco Ducale, il punto più fresco della città. Mangiare frutta sotto gli alberi, quanto di più intelligente. Adesso che tutti hanno in mano uno smartphone, a Parma in agosto si beve lo spritz in Strada Farini, il punto più caldo d’Italia. Bere alcol (cattivo) sopra un lastricato rovente, quanto di più stupido. I sindaci ci hanno messo del loro: Ubaldi cacciò l’anguriaio del torrione per presunti motivi di decoro, Pizzarotti consente ai localari di Strada Farini di ingombrare coi tavolini gran parte della sede stradale, intralciando finanche i mezzi di soccorso. Ma il fenomeno dell’estinzione del cocomero e dell’esplosione del beverone arancione è nazionale. Non sono sicuro che il senno sia stato risucchiato tutto dagli smartphone eppure una reazione va tentata. Siano vietati anche in Italia i cellulari a scuola, così magari un ragazzino che ha ripreso a usare il cervello dirà al padre che continua a ordinare spritz con trentotto gradi all’ombra: ma sei scemo? Perché non ti mangi una fetta?