Noi peculiaristi non andiamo da Starbucks a Milano
Ogni opera, città e persona è indispensabile. Quindi dico no alla catena americana che sbarca in Italia
Per non incorrere in equivoci non mi definisco più nazionalista (non voglio certo spezzare le reni alla Grecia) né tradizionalista (non rimpiango il vino del contadino, odio i centrini di merletto) né papista (agli africani ricorderei i peccati, non manderei gelati). Oggi mi piace definirmi peculiarista. Peculiarista è colui che in ogni città, opera, persona cerca la singolarità, ciò che non si può trovare altrove e che pertanto rende indispensabile quella determinata città, opera, persona. Esempio facile facile: se mi trovassi a Seattle andrei a prendere un caffè da Starbucks, se mi trovo a Milano vado a prenderlo al Camparino in Galleria. Sia sempre chiara la differenza fra straordinario e seriale.