Mangio la carne per sentirmi vivo
Lo splendido capitolo del libro di Silvana De Mari, una gioia per noi carnivori. "Loro sì che hanno accettato la propria umanità"
Un libro intitolato “Io mi chiamo Joseph” e avente come protagonista un quattordicenne africano non è il mio libro. Il ventunesimo capitolo di questo romanzo di Silvana De Mari è però il mio capitolo. Un veterinario descrive la ricetta dello spezzatino di cinghiale a Ursula, europea fatiscente e dunque vegetariana, e a Joseph, nigeriano sano e dunque carnivoro. Rosmarino, salvia, alloro, chiodi di garofano, bacche di ginepro... Più stuzzicanti ancora delle spezie sono le parole. “Il cinghiale è in assoluto il piatto più ecologico. I cinghiali sono stati reintrodotti nella regione, non hanno predatori e quindi l’unica maniera di creare un equilibrio è la loro morte”. Giusto. “Nella cucina la morte e il piacere si fondono e questi sono gli stessi ingredienti dell’esistere”. Più che giusto. “Coloro che vivono mangiando carne sono quelli che hanno accettato la propria umanità”. Giustissimo. “Quando noi mangiamo qualcosa che è stato vivo, ci impegniamo a essere vivi”. Giusterrimo. Davvero uno splendido capitolo, eccetto il Prosecco usato per la marinata: abbinamento tremendo, vade retro.