Tirare in ballo Gio Evan, tra comunismo e sovranismo
I versi sull'amore tirati in ballo dalla Isoardi alla prova del comunistometro
Faccio il gioco del comunistometro con Gio Evan, il poeta usato dalla Isoardi per scaricare Salvini. Il Neruda di Molfetta, inorridito dall’accostamento, ci ha fatto sapere di aver votato Potere al popolo. Ma l’autocertificazione non basta, e nemmeno i capelli da zecca bastano, dunque ho provato a leggerlo. “La poesia è per tutti”: questo in effetti sembra un verso comunista, merita 10 punti. “Vi vogliono tristi / desolati / brutti / in ansia / imbambolati”: questi sembrano proprio versi antifascisti, altri 10 punti, e inoltre mi ricordano un pensiero di Spinoza, filosofo caro a Marx e Toni Negri, 5 punti di bonus. Poi però nel corpus evaniano trovo soltanto poesiole per innamorati: solo degli innamorati possono apprezzare componimenti come “La felicità è quella cosa / che se te ne vai / io non so più cos’è”. E l’amore è per sua natura esclusività, gelosia, possesso: l’innamorato lo vuole tutto per sé l’oggetto della sua passione, altro che metterlo in comune. Quando si parla di politica Gio Evan la pensa come un comunista ma quando si parla d’amore, e lui parla continuamente d’amore, la pensa come un sovranista. Se ne faccia una ragione.