Viva Paolo Malaguti e viva la Pedemontana
Elogio dello scrittore veneto che non è un ambientalista e dice sì alle grandi opere
Sia benedetto Paolo Malaguti che non fa parte del culturame ambientalista. Quando perfino il patriottico Matteo Righetto, l’altro scrittore padovano nato nei Settanta, ha tradito, lamentandosi ordinariamente che “nella legge di bilancio non c’è nessuna voce legata all’ambiente e alla mitigazione dei cambiamenti climatici”, Malaguti pubblica un libro che poteva essere la solita lagna sul Veneto devastato per sempre da asfalto e capannoni, ma non lo è. “Sarà che a forza di pedalarci attorno mi sto abituando a lei”.
Lei è una superstrada, la protagonista di “Lungo la Pedemontana. Viaggio lento tra storia, paesaggio veneto e fantasie” (Marsilio). Pedalata dopo pedalata, l’autore, veneticamente tollerante, ridimensiona le critiche iniziali alla grande opera. Ad Arzignano scrive: “Sarà il durello, che è genuino e mi ispira pensieri positivi, ma mi alzo dal tavolino quasi ottimista”. A Malo pensa: “Ha ragione Meneghello, finché c’è una carta da voltare non ha molto senso smettere di raccontare, che è un altro modo per dire che non ha molto senso disperarsi”. A Rosà conclude: “Finché la Pedemontana resterà pedemontana, vorrà dire che resta anche una montagna, lì dietro, scrigno prezioso di tesori intatti”. Sia benedetto Paolo Malaguti, a nome di tutti noi che in Veneto, magari alla volta di Bassano o di Marostica, malediciamo il troppo traffico, il troppo poco asfalto.