In Africa ci si va per rapinare o per farsi rapire
I cinesi stanno mettendo le mani su governi e infrastrutture e comprano industrie. A noi italiani fessi e idealisti quell’area è sempre costata sangue e soldi
In Africa ci si va per rapinare o per farsi rapire. I cinesi sono bravi nella prima attività, gli italiani nella seconda. Nelle ore del rapimento della volontaria milanese in Kenya (l’ultimo di una serie di episodi analoghi) un missionario in Etiopia mi raccontava come il Corno d’Africa stia diventando un protettorato, se non una colonia, della Repubblica Popolare Cinese. I cinesi stanno mettendo le mani su governi e infrastrutture e comprano industrie dove licenziano gli indigeni e impiegano i prigionieri dei laogai, insomma i vecchi lavori forzati. A noi italiani fessi e idealisti quell’area è sempre costata sangue e soldi, dai tempi di Crispi e Mussolini al tempo odierno in cui si accolgono e mantengono profughi provenienti dai campi del Tigrai, oltre a spedirvi candide volontarie destinate al sacrificio. Ai cinesi spregiudicati e pratici le stesse terre garantiscono materie prime, manodopera a bassissimo costo, produzioni senza stupide zavorre ecologiste, profitti. Ci si domandi a chi appartiene il futuro e ci si dia la risposta.