Il paradiso non teologico di Andrea Pinketts
Ieri è morto uno degli ultimi scrittori-bevitori. Disse che il suo ideale di felicità era “una ninfomane che gestisce una bottiglieria”
Sia dato a Pinketts quello che è di Pinketts: era uno degli ultimi scrittori-bevitori. Non voglio elogiare i libri (il genere non è il mio genere), voglio elogiare l’uomo. Non era finto come poteva sembrare, era uno scrittore-bevitore per davvero. La madre, la signora Pinchetti, ha raccontato a Linkiesta che in casa il figlio non ha mai bevuto né fumato e interpreto questo astenersi come una commovente forma di rispetto.
Io a casa di Andrea Pinketts non sono mai stato ma sono stato qualche volta al Trottoir di corso Garibaldi e a quello di Porta Ticinese, dove teneva banco: mai l’ho trovato sobrio, nel grande solco Hemingway-Kerouac-Bukowski. Un altro ricordo bello di questo romantico a Milano: faceva il baciamano alle signore. Disse che il suo ideale di felicità era “una ninfomane che gestisce una bottiglieria”. Prego per un paradiso non teologico bensì letterario (un libro che lo veda non più narratore ma protagonista?) dove il suo sogno possa realizzarsi.